Valeria Kunz Valeria Kunz dirige da nove anni i programmi di istruzione internazionali di Save the Children Svizzera. In qualità di esperta di istruzione in situazioni di crisi, si impegna nell’accompagnamento di progetti, nella consulenza, nella formazione continua e nello scambio di conoscenze su questo tema. Afferma: «Vedo il mio ruolo un po’ come quello di un’avvocata per l’istruzione in situazioni di crisi qui in Svizzera. Il bisogno è enorme: è inimmaginabile che 72 milioni di bambini e adolescenti colpiti da crisi siano ancora in attesa di opportunità di istruzione!»
Valeria Kunz dirige da nove anni i programmi di istruzione internazionali di Save the Children Svizzera. Nell’intervista spiega perché l’istruzione infonde speranza o può addirittura salvare delle vite durante le crisi e con quali soluzioni creative offriamo l’accesso all’apprendimento ai bambini.
Le crisi si moltiplicano in tutto il mondo a causa di conflitti armati, catastrofi naturali o pandemie. Cosa significa questo per l’istruzione?
Le crisi globali hanno un influsso nefasto sulle opportunità di istruzione dei bambini e degli adolescenti colpiti. In base agli ultimi dati, 72 milioni di bambini e adolescenti colpiti da crisi non possono andare a scuola. Dove le scuole sono aperte mancano insegnanti qualificati, materiale didattico o un ambiente di apprendimento sicuro e a misura di bambino. Guerre e catastrofi naturali possono anche distruggere completamente scuole e mettere in pericolo la vita di insegnanti e studenti.
A causa di guerre come quelle in Ucraina o in Medio Oriente, della crisi climatica e delle pandemie, negli ultimi anni la crisi dell’istruzione si è purtroppo aggravata in modo drammatico in molti luoghi.
In situazioni di crisi, l’istruzione non offre solo speranza ma anche protezione a bambini e adolescenti. Quando visito zone di crisi durante il mio lavoro e chiedo a bambini e adolescenti cosa desiderano più di tutto, la risposta è quasi sempre: «Vogliamo l’istruzione!»
Come mantenere l’istruzione nelle situazioni di crisi?
È importante intervenire rapidamente per ridurre al minimo i periodi di sospensione dell’istruzione. In caso di crisi improvvisa, come un terremoto o una guerra che provocano la distruzione completa degli edifici scolastici, è possibile farlo innanzitutto distribuendo materiale didattico. In questo modo i bambini possono continuare a imparare da casa. Non appena possibile vengono realizzati centri didattici temporanei in cui portare avanti l’istruzione dei bambini. Tali centri offrono a bambini e adolescenti anche uno spazio sicuro dove poter giocare e stare insieme in serenità. L’obiettivo a medio termine è ricostruire e rendere nuovamente operative le scuole.
Gli insegnanti vengono supportati con il materiale didattico e i corsi di istruzione necessari, che li aiutano ad affrontare con i bambini argomenti come la guerra e la morte o a gestire il rapporto con bambini traumatizzati. Altrettanto importante è il sostegno ai genitori, per far sì che anche a casa si possa promuovere l’approccio più sano possibile a questi temi difficili.
Cosa fa Save the Children nell’ambito dell’istruzione in situazioni di crisi?
In qualità di organizzazione internazionale per i diritti dell’infanzia, ci impegniamo affinché ogni bambino abbia diritto all’istruzione, indipendentemente da dove si trovi e da ciò che accade intorno a lui. A tal fine operiamo in tutto il mondo nei Paesi colpiti da crisi e proponiamo offerte formative in loco. Inoltre, sosteniamo le scuole, le autorità responsabili dell’istruzione, gli insegnanti e i genitori, affinché possano rispondere meglio ai bisogni dei bambini colpiti dalle crisi. Ci impegniamo anche a livello politico per il diritto all’istruzione e lavoriamo a stretto contatto con altri partner.
A volte sono necessari approcci creativi per raggiungere bambini e adolescenti fortemente svantaggiati. In Bangladesh, ad esempio, offriamo l’accesso all’istruzione alle ragazze nei campi profughi dei Rohingya. Le ragazze provenienti da famiglie conservatrici non hanno accesso alla scuola, perché i loro genitori non promuovono questo aspetto a causa di norme di genere e questioni di sicurezza. Alcune ragazze, invece, possono frequentare regolarmente i centri didattici nei campi profughi. Grazie al nostro progetto, ora queste ragazze incontrano periodicamente le loro coetanee che non possono andare a scuola e trasmettono loro ciò che hanno appreso.
In occasione della mia ultima visita sono rimasta colpita dai grandi successi nell’apprendimento delle ragazze Rohingya: penso che ciò sia dovuto soprattutto al fatto che il progetto offre loro un’opportunità unica di istruzione e di confronto con altri coetanei. Ed è grande anche la loro motivazione e la loro gioia di imparare!