Fabian Emmenegger è responsabile PR e comunicazione in Save the Children Svizzera ed è stato di recente in Malawi. In un'intervista, racconta che tipo di progetto ha visitato e cosa questa esperienza significhi per lui.
Sembra un progetto impressionante. Quali sono state le sue impressioni sul posto?
Il Malawi è il terzo paese più povero del mondo, e questo va sempre tenuto presente. Spesso manca semplicemente tutto.
Quello che mi ha colpito maggiormente – e che difficilmente si può immaginare – è stato il caldo torrido. L’area della scuola è molto rudimentale, non c’è praticamente ombra, in una scuola ci sono 40 insegnanti per circa 2500 bambini. Queste condizioni sono difficilmente immaginabili per noi – e accanto, la stanza in cui viene curata la malaria è semplicemente piccolissima. Ciò mi ha colpito molto.
D’altra parte, sono rimasto molto positivamente impressionato dall’inesauribile impegno delle persone di Save the Children sul posto. La convinzione e la devozione con cui lavorano è impressionante. Questo progetto esiste ormai da più di sei anni e sta avanzando a piccoli passi verso l’obiettivo, tra innumerevoli trattative con i responsabili distrettuali, con i leader tribali, con il governo, il Ministero della Salute e il Ministero dell’Istruzione – ci sono così tante agenzie coinvolte, c’è una grande esigenza di farle collaborare. Nonostante questo oneroso lavoro, sono tutti ancora molto motivati e possono vantare anche qualche successo. Un medico dell’ospedale ci ha raccontato che dalla scuola che abbiamo visitato non giunge quasi più alcun caso di malaria. In un altro distretto, il governo ha ora iniziato a finanziare i medicinali. In questo modo si può raggiungere l’obiettivo sostenibile, ossia il ritiro di Save the Children e l’assunzione da parte del governo della gestione delle strutture create in tutto il paese. È molto difficile, ma è il nostro obiettivo a lungo termine e in questo modo possiamo fare molto per la salute di questi bambini.
Che conclusioni ne trae?
Beh, in Malawi la malaria è endemica in tutte le parti del paese e quindi una delle principali cause di morte dei bambini. Il fatto che le cose stanno cambiando e che il nostro lavoro aiuti direttamente le persone colpite mi fa sperare in bene. Nel distretto di Zomba, tutto il materiale è ancora pagato da Save the Children, ma ora che la situazione sta per cambiare, possiamo concentrarci sulla formazione degli insegnanti, che avrà un altro grande impatto sulla salute dei bambini. Gli insegnanti che ho incontrato erano molto motivati e felici di poter aiutare gli scolari. Sono rimasto sbalordito nel vedere con i miei occhi che il nostro intervento fa la differenza per questi ragazzi. È stata un’esperienza indimenticabile.
Qual è stato il suo ruolo in questa visita al progetto?
Eravamo sul posto per un viaggio mediatico con due giornalisti. Avevo preparato preliminarmente un programma con lo staff di Save the Children in Malawi e mi sono assicurato che durante la visita al progetto i giornalisti avessero una visione complessiva del progetto. Si trattava di mostrare la storia di un bambino che viene a scuola, non si sente bene, viene esaminato, trattato e portato in ospedale, in modo che i lettori capiscano l’intero processo.
In che misura questa visita ha cambiato il suo punto di vista sulla malaria?
Beh, molto. È solo sul posto che ho capito quanto è onnipresente. È la principale causa di morte per i bambini: quasi tutti hanno avuto la malaria o conoscono qualcuno che l’ha avuta o hanno perso la famiglia a causa di questa malattia. Non ne ero così consapevole prima. Anche il fatto che io posso semplicemente prendere una medicina per evitarla, mentre in Malawi provoca un un gran numero di morti è una sensazione difficile da gestire. Per cambiare il modo di confrontarci con questa malattia, il nostro progetto è un buon inizio, un buon intervento. Ma per contenere questa malattia rimane ancora molto da fare, molte cose vanno complessivamente ripensate.